In occasione dell‘uscita del suo album di debutto “Luna Park”, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Don Said, rapper catanese classe ’99.



Ciao Don Said, innanzitutto come stai? Quali sono le emozioni per l’uscita del tuo debut EP “LUNA PARK”? Sono simili a quelle per ogni singolo che hai già pubblicato o c’è qualcosa di diverso?
Ciao! Come dico anche nel disco Sto Bene, ho trovato un equilibrio che non mi aspettavo di raggiungere. Sono positivamente teso, sento un po’ il peso del primo disco ma sono curioso del riscontro e ho imparato ad avere un approccio più maturo alle release. Sicuramente sento una responsabilità maggiore per quest’uscita che per quelle dei singoli.
Possiamo definirlo un concept album? Negli ultimi mesi in tanti hanno discusso su quanto possano ancora vivere i concept album nell’epoca delle playlist e delle piattaforme digitali, tu che ne pensi?
Lo definirei un concept album atipico. Le tracce sono tutte diverse tra loro, come generi e come sonorità, sentivo la necessità di mettermi alla prova su più campi e sono contento del prodotto che abbiamo tirato fuori, dalle prod di Arden a quelle su cui ho lavorato io. Cerco di farmi influenzare il meno possibile dalle logiche di mercato, andare controcorrente credo ripaghi molto.
Il titolo va a richiamare quello che è un mondo sempre un po’ a sé, quello dei Luna Park. E solitamente vengono visti come un’occasione per evadere, anche solo per un giorno, dalla monotonia di tutti i giorni. Questo album vuole essere l’extra, la fuga dall’ordinario, o invece vuole accompagnare l’ascoltatore tutti i giorni?
Questo album va a sviscerare tutto ciò che puó essere l’immaginario di un Luna Park: dalla casa degli orrori, agli autoscontri e alle montagne russe, è un posto pieno di attrazioni che suscitano sensazioni ed emozioni diverse. Sicuramente l’ascoltatore può trovare la traccia per evadere dalla sua normalità come può trovare la canzone che lo accompagna nelle sue giornate e nella vibe che più lo rappresenta.
Qual è la canzone che abbineresti alle montagne russe e perché?
La Danza delle X, tra tutte è quella più adrenalinica e che più fa muovere la testa.
A livello di influenze si sentono veramente tante contaminazioni musicali diverse. Di solito questo è figlio di un percorso di scrittura distribuito nel tempo, e non ravvicinato nella nascita di ogni canzone. Com’è stato per te?
Le tracce sono state concepite in periodi diversi in cui vivevo situazioni e momenti completamente distanti tra loro, in più ho sempre sentito la necessità di spaziare il più possibile per mettermi più in gioco.



Trovi più ispirazione da quello che vedi là fuori o da quello che provi dentro?
Quello che provo dentro quasi sempre scaturisce da ciò che vedo fuori, solo ultimamente (anche causa lockdown) ho avuto più tempo per riflettere su me stesso e per maturare pensieri confrontandomi solo con me. Credo che questa cosa si senta nel corso del disco.
C’è una canzone in particolare a cui sei più legato?
3 Pillole, è più un flusso di coscienza che una canzone, forse per questo. È anche vero che sono legato a tutte quasi indistintamente, è pur sempre il mio primo disco.
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi di Don Said?
Mi piace fare ció che nessuno si aspetta, aspettatevi qualcosa che non ritenete possibile.
Grazie mille!