giovedì, Novembre 30, 2023
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    J.Cole: Una lezione senza tempo

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    Immaginate per un momento di avere cittadinanza statunitense ma di essere nati lontano dalle sponde di casa. Più precisamente in una base americana, in Germania. Un’austera struttura dove vostro padre, militare pluripremiato, conoscerà vostra madre, una addetta postale dell’allora Germania Ovest. Tuttavia questa relazione non andrà a buon fine, costringendovi, di conseguenza, al trasferimento a Fayetteville, nella Carolina del Nord. Fermiamoci e un attimo e realizziamo poi tutta la caparbietà che ha portato vostra madre, decisa a regalarti un futuro migliore, a risposarsi, incappando però in un alcolizzato il quale non si faceva scrupoli ad alzarle ed alzarti le mani.

    Immaginate infine che da questa infanzia dettata dalle separazioni, da alcol e violenza di riuscire a diventare un leader ed una fonte di ispirazione nella scena rap odierna.
    Questa storia, dal sapore di rivalsa Twaniana, è ciò che ha guidato la penna di Jermaine Cole nel completare il disco più importante della sua carriera: “2014 Forest Hills Drive”.

    Giunti al quinto anniversario era doveroso per me, da appassionato del genere, celebrare e ripercorrere una delle testimonianze più rare del rap moderno.

    “The real is back”

    L’incipit della narrazione, superato l’intro di rito, coincide con la propria nascita: “January 28th”.

    Cole descrive con umiltà le sue origini, rivelando all’ascoltatore le prime esperienze di vita nella ridente cittadina di Fayetteville. Sulla strumentale prodotta assieme ai “Team Titans” l’artista narra come nonostante l’esiguo numero di abitanti della città, circa 200 mila, sbagliare, e di conseguenza incorrere in una strada sbagliata, fosse all’ordine del giorno, ma di come egli abbia sempre rigato dritto col solo obiettivo di sfondare nel rap game. 

    Nella traccia successiva,“Wet Dreamz”, vediamo un ingenuo Jermaine descrivere il proprio vero incontro con una donna. La vicenda, come poi ammesso su Twitter, è pura fiction, ma funge da pretesto per addentrarsi e toccare con mano la fragilità caratterizzante la psiche del giovane artista statunitense. 

    Riallacciandoci alla pittoresca Fayetteville, come detto in precedenza, scopriamo che essa nasconde un oscuro segreto nella inner city. “A Tale Of 2 Cities” a tal proposito è una vivida denuncia all’illecito imperante, causato, come spesso accade, dalla miseria e dalle scarse opportunità garantite dai servizi locali. 

    Superato il focus iniziale sulla proprie origini, il disco entra nel vivo della propria potenza artistica: Hollywood. 

    Il giovane Cole, primo artista ad entrare nella prestigiosa Roc Nation, dall’alto della sua tanto agognata fama si gode quello che non ha mai avuto: donne, soldi e notorietà. 

    Grazie al successo dei precedenti progetti è una stelle più lucenti nel firmamento del rap statunitense e mondiale, paragonandosi, in “Fire Squad”, per influenza nel game a Lil Wayne ed a Kevin Durant nel basket. 

    Vivere nella città degli angeli grazie al proprio talento, potersi permettere ogni frivolezza ed infine essere riconosciuto da tutti ed addirittura da Jay Z in persona come artista valido: il sogno di una vita no? 

    “Vanità delle vanità, tutto è vanità”

    Queste parole estratte dai primi versetti del Qohelet sono la chiave di lettura della seconda metà dell’arco narrativo dell’opera. 

    Jermaine inizia a nutrire i primi dubbi verso il mondo di apparenza e velleità che è Hollywood. L’artista non comprende come nonostante abbia pienamente soddisfatto tutti gli obiettivi prefissati non sia ancora pienamente felice ed appagato. Questo sentimento viene evidenziato nella seconda metà di “G.O.M. D”, in cui descrive il proprio stato come disilluso e gravemente disorientato.

    Per trovare le cause, ed un eventuale rimedio, a questo male di vivere l’artista indaga se stesso, riflettendo in, “No Role Modelz”, su come l’assenza di una solida paterna lo abbia segnato. 

    Un vuoto incolmabile che spesse volte, ed a suo malgrado, ha cercato di colmare, inutilmente, con i piaceri del mondo.

    “Think being broke was better”

    L’ultimo arco narrativo costituisce la risposta ai vari quesiti disseminati da Cole nell’intero progetto. Riconosciuto che la causa ultima del proprio malessere è da ricercarsi tra le mura di casa, egli decide di compiere un passo indietro. A cosa valgono la fama, il denaro o qualsiasi piacere della vita se non si ha nessuno con cui condividerli? Come riesce chi non ha alcun possedimento ad essere comunque felice ed appagato?

    … Love

    E questa la lezione ultima che Jermaine, coadiuvato dalla propria esperienza, vuole impartire: amare, condividere. Attraverso la traccia manifesto “Love Yourz”, prodotta da Cardiak e Illmind, l’artista afferma di aver finalmente compreso come soppesare ciò che davvero conta. Il continuo appagamento dei propri desideri, insito nell’indole umana, è solo una mera illusione. Solo allontanando per un istante il focus dal futile e rivolgendolo a se ed ai propri cari è possibile dare un senso al proprio vuoto. 

    Tralasciando i 12 minuti di ringraziamenti di “Note To Self” Cole si congeda con la speranza che l’ascoltatore, preso parte al proprio personalissimo viaggio, faccia tesoro di questi capisaldi, tenendo fisso a mente un’unica ed eloquente verità:

    “ no such thing as a life that’s better than yours”.

    Una parabola cominciata dalla polvere del North Carolina, giunta al proprio apice fra le palme di LA e conclusa in un perfetto eterno ritorno lì, nella via dove tutto è iniziato: “2014 Forest Hills Drive”.

    Melchiorre
    Melchiorre
    Studente e fanatico dell'Hip-hop, ascolto tutto e tutti ma ricordati di mandarmi il link.
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