Sul suo profilo Instagram, Priestess si racconta. Già da bambina, la rapper e freestyler pugliese sognava di diventare una cantante. La musica era un modo per evadere dalla vita di tutti giorni, una medicina per le sensazioni negative: “Quando ero piccola mi chiudevo in camera, ascoltavo musica tutto il giorno… Mi sentivo diversa dagli altri”.



Nel 2015 Priestess riesce a dare il via al percorso che la condurrà a realizzare il suo sogno. In quell’anno, Ombra, lo storico produttore di MadMan, cercava una voce femminile che accompagnasse il rapper in qualche canzone. Priestess fu ingaggiata e, successivamente, entrò a far parte dell’etichetta di Gué Pequeno, Tanta Roba Label. Ormai entrata nel mondo del rap, nel 2017 la femcee affianca Gemitaiz e Madman nel loro tour europeo, esibendosi a Londra, Parigi, Barcellona, Dublino, Amsterdam e Berlino. Non le basta e, contemporaneamente, continua a lavorare sodo per portare avanti il suo progetto musicale personale, arrivando a pubblicare il primo EP dal titolo “Torno domani” (2017).
Nel sound di Priestess confluiscono rap e trap, ma anche R’n’B, elettronica e soul, in un mix moderno e originale. Non a caso, l’ispirazione la trae dalla musica più disparata, a partire da Rihanna e FKA twigs, fino a Lana del Rey e David Bowie.
Il 19 aprile di quest’anno, è stato pubblicato il concept album “Brava” per Tanta Roba Label/Island Records/Universal Music, in cui sono comprese quattordici tracce, ciascuna intitolata con il nome di un personaggio femminile che ha segnato in modo particolare l’esperienza di Priestess.
Con questo lavoro, la cantante si afferma ufficialmente come un’artista consapevole, matura e dalle idee chiare. Il titolo “Brava” sottolinea l’importanza di questa parola purtroppo poco utilizzata, infatti ancora si ha la sensazione che “non basta essere brava” (come lei stessa canta nella prima traccia del disco), poiché si continuano a valorizzare l’apparenza e la superficialità piuttosto che le capacità e il talento.



Priestess reagisce a tale tendenza con testi carichi di significato. In “Alice”, parla proprio di cosa voglia dire guardarsi allo specchio e sentirsi sbagliate, e si scaglia contro chi la vorrebbe “magra fino all’osso”, ribadendo il suo desiderio di essere presa in considerazione per la musica e non per il corpo:
“Provo a dare un peso alle mie parole
Tu stai guardando il peso del mio corpo
Io voglio fare musica, d’accordo?”
E ancora, in “Andromeda” possiamo percepire la tenacia e la forza di non darsi mai per vinte, continuando a testa alta a fare quello che si ama nonostante tutto.
“Andromeda, splendi sopra questo cielo (se)
Di catene non ne voglio più (no, no)
Sto ballando sopra un filo, acrobata
Malelingue vogliono buttarmi giù”
Grazie al suo talento, Priestess ha attirato l’attenzione della regista londinese Savana Hleaf, che ha deciso di renderla protagonista del cortometraggio “The 4th Wave”, presentato alla diciottesima edizione del Tribeca Film Festival a New York.
Nella descrizione, Bulgari parla di Priestess come la rapper italiana che si sta preparando a irrompere nella scena rap americana.