Davide ha donato il suo spirito alla musica, poi ha donato la musica a tutti noi
All’ultimo banco è seduto Davide De Luca, uno di quei ragazzini svegli ma che ‘non si applicano’.
Prima della campanella di inizio delle lezioni lo trovi fuori scuola con altri quattro o cinque a fumare una cannetta insieme. Ad ogni modo è più facile che lo incontri in giro piuttosto che a scuola, non è un ambiente che vive bene e così di stare sui libri non ne vuol proprio sentire. Invece di studiare la scoperta delle Americhe, Davide preferisce farla!
Quando compie tredici anni, il suo migliore amico, Florian Sehr Gola, che oggi conosciamo come Il Tre, gli regala il doppio disco di “All Eyez on Me” di 2Pac. Già affascinato dall’hip hop, la musica di 2Pac diventa il suo chiodo fisso nonché la porta verso i grandi nomi del genere, come Eminem e The Notorious B.I.G. Ancora una volta è un amico a suggerirgli l’ascolto di Bassi Maestro, la prima voce italiana che sente andare a tempo sulla traccia: Pur io voglio fa’ così! – pensa tra sé e sé. Gli viene naturale la voglia di cimentarsi nel rap, sulle basi prodotte da Florian, che abita in fondo alla via.



Vivono a Serpentara, quartiere storicamente popolare nel nord di Roma. Davide inizia a scrivere le prime rime sul quadernino e le sfodera quando si ritrova con gli amici al parco di Villa Ada a fumare. Intanto non mostra alcuna intenzione di proseguire con la scuola e a sedici anni la abbandona per dedicarsi completamente alla sua passione, che riesce a tirare il meglio fuori di lui.
D’altronde come aveva detto Albert Einstein, il celebre fisico tedesco del XX secolo, ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido.Davide sta nel suo mondo ed esplora la scena romana, dominata dai Cor Veleno e i Colle der Fomento. Quando ascolta la musica, che ormai ama nelle sue innumerevoli sfumature, dal blues al prog rock, gli viene la pelle d’oca ed è come se emettesse sommessamente un gemito.
Gemito. Questo sarebbe stato il suo nome d’arte. Per un periodo uno dei suoi amici é solito aggiungere in maniera scherzosa la desinenza -aiz a qualsiasi parola ed una volta gli scappa un Gemitaiz, che ‘fa più figo’ di Gemito e con il quale Davide viene
ribattezzato.



Nel 2005 Gemitaiz stringe amicizia con CaneSecco ed insieme a lui e D-Skills fonda il collettivo Xtreme Team. In questi anni cresce nell’ambiente rap underground romano pubblicando con loro la trilogia “Affare Romano”. È la sua gavetta: da un lato lavora, prima come cameriere poi come callcenterista, dall’altro mette tutto sé stesso nella musica.
Nel 2009, Oltre a collaborare con CaneSecco, firma con l’etichetta discografica indipendente Honiro Label e pubblica il suo primo mixtape da solista, “Quello che vi consiglio”.
È solo l’inizio della rinomata saga; infatti ogni anno per tutti gli anni a venire, fatta eccezione per il 2017, Gemitaiz proporrà ai suoi ascoltatori un mixtape in free download, composto da pezzi con basi edite americane contemporanee. Ed ogni volta nella sua puntualità risulterà sempre più preciso e maniacale, ligio alla sperimentazione musicale. A tal proposito mi viene in mente la formula art for art’s sake (“l’arte per l’arte”) in cui è condensata la filosofia esteta dell’Ottocento: il valore intrinseco dell’arte è la sola vera arte, separata da qualunque fine morale, didascalico ed utilitaristico. Ecco, in questo senso Gemitaiz può essere considerato un esteta.
In seguito lavora con MadMan, suo coetaneo pugliese con il quale nasce un vero e proprio sodalizio artistico, che conduce i due alla pubblicazione del mixtape “Haterproof” ed al loro primo EP ufficialmente in vendita, “Detto, Fatto” (2012), entrambi usciti sotto Honiro Label.
2013, maggio. È fuori il suo primo album, “L’unico Compromesso”, prodotto da Tanta Roba Label. Diciotto tracce di puro sfogo da cui emergono la sua caparbietà e la sua verità, rivelatrice di un sentire profondo.
“Felice o depresso ma sempre me stesso
Questo è l’unico compromesso”
Contenuta nella title track del disco, questa rima è forse la più rappresentativa dell’etica a cui Gemitaiz tiene fede, sebbene in contrasto col modo di pensare e di fare della maggioranza. Se gli altri non lottano per essere sé stessi, lui è invece fermo nel difendere la sua essenza da chi pare abbia gli occhi di vetro.
Sotto il peso dell’impegno profuso nel suo ideale ed amore, la Musica, a cui è rivolta “Ti Amo”, l’esordio discografico è un punto di arrivo, un riconoscimento al percorso che passo dopo passo si è costruito da zero: Self made, self made / Da tutto fatto a tutto fatto da solo (“Occhi di vetro”). La voce arrabbiata afferma con forza i pensieri sui beat dai suoni incalzanti e richiama efficacemente l’attenzione ritagliandogli uno spazio sempre più consistente nella scena rap. La voce arrabbiata afferma con forza i pensieri sui beat dai suoni incalzanti e richiama efficacemente l’attenzione ritagliandogli uno spazio sempre più consistente nella scena rap.
2014. Il 29 gennaio nel Quartiere Africano di Roma, viene perquisito da alcuni carabinieri che lo trovano in possesso di marijuana e ketamina. Un’ulteriore perquisizione presso la sua casa porta allo scoperto anche dell’hashish. Pur avendo sottolineato che si trattava di droga per uso personale, é accusato di detenzione ai fini di spaccio; nell’udienza del mese successivo, dopo due settimane trascorse agli arresti domiciliari, patteggia una condanna ad un anno e dieci mesi di reclusione. È al settimo cielo, non è tutto finito come pensava, ed è libero di partire con MadMan – direzione Amsterdam – a realizzare il loro primo album in coppia, “Kepler”, che regala grande soddisfazione conquistando il primo posto della classifica FIMI.



2016, gennaio. Viene alla luce il secondo album solista, “Nonostante Tutto”. Qui Gemitaiz racconta del vortice depressivo in cui ansia, paura e amore lo inghiottono. È un abisso di cui sente il richiamo, una sofferenza che a tratti egli sembra giudicare come necessaria ed inevitabile. Sulla soglia del dolore, è dominato da un senso di ribellione che lo spinge all’eccesso senza freni, oltre divieti e limiti. Estremo.
Il sound opera una fusione tra sonorità elettroniche rap ed acustiche pop, che raggiungono la massima sintesi in “Bene”.
2018, aprile. “Davide”. La copertina del suo terzo album é uno scatto dello street photographer Sha Ribeiro in cui Gemitaiz prende fuoco e per renderlo possibile è servita la consultazione di alcuni stuntmen. Un simile gesto materializza un concetto che compare in “Diverso”, undicesima traccia del disco:
“Ma questo fanno gli artisti, si lanciano negli abissi
Sanguiniamo al posto tuo perché possiamo capirti”
La fotografia di Ribeiro rappresenta il martirio dell’artista, che affronta la propria vulnerabilità e fa dono di sé stesso all’altro divenendo una spalla su cui appoggiarsi, come fosse un famigliare. Tali disponibilità verso il prossimo ed empatia erano già state esplicitate in “Niente” (Quello Che Vi Consiglio, Vol. 4), nella nota rima M’hanno spezzato il cuore, adesso ce ne ho due / Uno per le sofferenze mie, uno per le tue.



Gemitaiz accompagna l’ascoltatore nel suo vivere quotidiano senza veli, denudandosi del suo nome d’arte; modula il flow su basi lente, non si risparmia sulle martellate sintetiche di “Tanta Roba Anthem” (feat. Gué Pequeno) e prende in giro lo stereotipo innalzato attorno al genere trap in “Pezzo Trap” (feat. Fabri Fibra).
Chiare influenze d’oltreoceano lo portano ad esplorare la sua estensione vocale, di cui approfondisce le molteplici possibilità in “Quello Che Vi Consiglio, Vol. 8”, uscito a dicembre, che declina strutture sonore trap. La costante volontà di innovarsi e di contribuire all’evoluzione musicale costituiscono la chiave di lettura della sua crescita artistica, una metamorfosi perpetua.
Mentre stendo l’ultima pennellata, mi rendo conto di aver dipinto un quadro astratto, ma trovo che sia in linea con il soggetto, appunto poco pragmatico, con una tendenza a coltivare il pensiero immaginifico, e senza regole. Figlio del caos generatore di arte, Roma.
“Ritratti” è la nuova rubrica ideata e curata da Irene Centonze che si occupa di delineare i volti della scena musicale urban ripercorrendo il loro vissuto e definendo la loro personalità.