Lethal V nasce nel 1989 a Lecce per poi trasferirsi, dopo poco tempo, a Vicenza dove si fa un nome da freestyler vincenco il "Passa il microfono/Tecniche perfette"" nel 2014. Anno in cui partecipa anche a MTV Spit. Nella carriera ha collaborato con Apollo Brown, noto produttore di Detroit. Ora, dal 2017, fa parte della Gold Leaves Academy, etichetta di Dj MS. Con quest'ultimo realizza il suo ultimo disco: Th1rt3en.


La prima domanda è sempre la stessa, per individuare un po' l'artista con cui sto parlando: film e libro preferito?
Faccio fatica a farti un nome per il film preferito. Se proprio devo fartene solo uno ti dico Pulp Fiction, perché è un film rappresentativo sia per il genere che per il periodo storico in cui è uscito, che poi è stato quello in cui io sono cresciuto. Comunque ce ne sono stati molti altri che mi hanno influenzato.
Riguardo al libro sicuramente qualcosa di Bukowski. Direi Il capitano è fuori a pranzo. Ti dico questo perché è stato quello in cui mi sono rispecchiato di più. Soprattutto c'è un passaggio in cui parla della scrittura in cui dice:
" Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo."
Questo passaggio mi ha flashato dalla prima lettura e mi è rimasta in testa tanto che me la ricordo ancora oggi.
Che poi è il suo libro dove capisce che sta morendo ed è tutto incentrato su quello.
Esatto. Racconta anche in parte del suo declino. Forse è il suo libro più maturo, dove c'è più consapevolezza di quello che è lui a livello personale. Soprattutto le sfaccettature negative: alcolismo, vecchiaia, idee che scarseggiano e tutto cose di questo genere. Comunque è difficile, per me, ridurre tutto a un solo libro o un solo film che mi abbiano segnato.
Parliamo del disco. Si chiama "TH1RT3EN". Cos'è che ha stimolato l'idea di fondo, il fatto che fosse incentrato sul tredici? E c'entra qualcosa con "13" dei Black Sabbath, uscito cinque anni fa?
C'entra, ma molto relativamente. Il mio viaggio comunque parte da tutt'altro. Il 13 è un numero che mi rappresenta e che mi porto dietro da quand'ero bambino. Quando giocavo a calcio avevo la fissa e, anche se stavo in porta, rompevo le palle per avere il 13 sulla maglia nonostante fossi titolare. Comunque è il fulcro del disco perché volevo un disco che parlasse di me, ma in maniera diversa dai lavori precedenti che forse sono anche troppo personali. Il 13 è stata una costante per me, anche nei periodi di cambiamento. Mi ha accompagnato nei periodi migliori come in quelli più scuri.
Ci sono state situazioni diverse che mi hanno portato questo numero sotto gli occhi e che spiegherò in futuro per dei motivi ben precisi. Prendi d'esempio "13/11" che parla di un episodio che mi ha cambiato la vita. Comunque tutti i pezzi che ho scritto parlano di qualcosa che, in un determinato momento, è stato un punto di svolta. La maggior parte dei pezzi li ho scritti per esorcizzare delle cose che mi accompagnano da diversi anni e credo di esserci riuscito.
Il 13 mi ha accompagnato in tutto questo e così abbiamo anche avviato la cosa che tutti i singoli sono usciti il giorno 13 alle ore 13.
Andiamo ad analizzare la costruzione del disco: hai scartato molti pezzi? Hai scritto solo quelli? Quale hai scritto per primo? Quale per ultimo?
Non ho scartato quasi nulla in questo periodo, solo un pezzo. Però non ho scritto solo questo. Ho già molto materiale per il prossimo progetto. È stato un periodo prolifico per la scrittura, in cui sono ancora. Continuo a scrivere, più per necessità che per altro.
Questo disco è stato molto spontaneo, però poi ci siamo ovviamente trovati ad analizzare tutti i pezzi e a scegliere quelli da inserire e quelli da tenere per altri progetti futuri. Anche perché le tracce, ovviamente, dovevano essere tredici.
Il primo che ho scritto è stato "GLA". L'ultimo pezzo che ho chiuso invece è stato "Nice to kill you" con Remmy. Tanto che la seconda parte con la voce pitchata in basso l'ho chiusa poi in studio ed è stato l'ultimo pezzo.
C'è una cosa particolare nei testi di questo disco. In ognuno ci sono riferimenti alla contemporaneità, delle citazioni culturali di livello e degli stilemi classici dell'HipHop come l'autocelebrazione o le donne. In genere i rapper si sbilanciano verso uno solo, mentre tu sei stato equilibrato. Cosa ha portato a questo?
In realtà questo me lo fai notare tu adesso. Forse perché da fuori è tutto più chiaro. Io scrivo in maniera molto spontanea e tutto quello che metto nelle canzoni fa parte di me. Anche i flow che uso: fanno parte di un periodo, di un giorno o comunque di un qualcosa di preciso. Tutte queste componenti vanno a far parte di un nucleo centrale più grande, proprio perché ho fatto mie tutte queste cose e ora, padroneggiandole, passami il termine, non mi rendo conto di queste piccole sfumature. Spero di essermi spiegato.
Allora prendiamo un tuo testo. In "Organidramma" dici che per te il rap è diventato un'ossessione morbosa. Ma fino a che punto?
Ci penso sempre. Se sono in giro a far serata anche. Ho pensato a delle rime in qualsiasi situazione. Mi è anche capitato di essere troppo ubriaco per riuscire a scriverle. Mi succede anche di essere con delle persone e di isolarmi per 40-50 secondi perché sto elaborando una cosa da scrivere.
Questo si collega alla domanda precedente perché va tutto a finire in quello che esce che rappresenta la mia morbosità per il rap. Anche nella cura per il dettaglio o nell'inserimento di sporche che siano un francobollo nel disco. Anche la ricerca a livello di suoni. Ci sono dei sample che sono stati campionati da serie tv. Abbiamo fatto cose studiate e mirate ed è tutto nato dalla mia testa. È questa la morbosità. Ci penso tutti i giorni tutto il giorno. Poi comunque venendo dal freestyle sono allenato ad avere una certa attitudine e ad elaborare continuamente concetti. Avendo abbandonato quel lato lì ho iniziato a sfogare la creatività nei testi scritti. E questi sono i risultati.
Prendiamo un'altra canzone: "Soulitario". Qua dici "la quotidianità spinge verso l'anarchia". Cosa significa per te?
Ti ringrazio per la domanda. Apprezzo molto le domande sui testi. Qua forse è più semplice di quanto possa sembrare. Volevo dire che la routine che viviamo tutti ci spinge all'anarchia nel senso che se ti fermi a riflettere sulle nostre abitudini, specie quelle imposte dalla società come svegliarsi la mattina per andare a timbrare il cartellino o passare l'intera giornata in fabbrica, finisce che vedi le sfumature negative a cui siamo incatenati e diventa ovvio valutare l'idea di infrangere le regole, commettere reati e pensare ai cazzi propri. La frase è un po' velata perché mi piace lasciare libera interpretazione all'ascoltatore.
Cosa ne pensi invece dell'attuale mondo della vendita dei dischi? Tipo Noyz Narcos che dice che "Enemy" potrebbe essere il suo ultimo disco o Salmo che ha annunciato che "Playlist" sarà il suo ultimo in copia fisica.
Guarda, in questo caso ho optato per la stessa soluzione. Abbiamo deciso di spingere solo il digitale e non credo che usciranno copie fisiche. Comunque ogni artista decide autonomamente cosa fare. Il discorso di Noyz credo sia diverso da quello di Salmo. Ha esternato il pensiero che questo potrebbe essere il suo ultimo, ma poi ha precisato che era una frase detta così nel senso che ogni disco potrebbe essere ultimo. Ed è una cosa che penso anche io in parte. Ci sono motli aspetti legati alla lavorazione che sono pesanti da reggere e a volte viene da pensare di smettere. Il discorso di Salmo invece è legato proprio alla copia fisica rispetto a quella digitale. Condivido la certa fino a un certo punto perché sono un feticista della versione fisica proprio come cimelio. Il mercato però sta cambiando…
Siamo in un periodo ricco di emergenti. Quando arrivano di solito il pubblico dice che portano roba nuova e li adora, mentre i mastini del rap game dicono che sono tutti uguali. Tu cosa ne pensi?
Credo che non tutti i mastini dicano la stessa cosa e che non tutti gli emergenti dicano le stesse cose con lo stesso stile. La verità credo sia nel mezzo. Conosco personalmente mastini del rap che apprezzano la new wave e alcuni emergenti. La maggior parte dei ragazzini parla delle stesse cose più o meno, ma in un periodo del genere, di così alta esposizione, è ovvio ci siano molti emergenti ed è ovvio che un buon 70% sia tutto uniformato. Non sono d'accordo con chi dice che non ci sia nulla di innovativo. Certi sono davvero forti, ovvio che su una decina ne escano fuori 2-3 di davvero diversi. Ma alla fine, come è sempre stato, ci sarà una selezione naturale e le cose torneranno ad essere quelle di prima, almeno per quanto riguarda il numero di "addetti ai lavori".
E quali sono quelli che ti hanno fatto dire "questo ha qualcosa in più"? Ovviamente sempre parlando di emergenti.
Il primo nome che mi viene è quello di Nayt. Che comunque fa musica da parecchio tempo. Nell'ultimo anno però ha dimostrato di avere skills notevoli e di saper fare tutto, di essere versatile. Cosa che prediligo nell'ascoltare musica. Proprio come sono i miei artisti preferiti.
E quali sono i tuoi artisti preferiti?
In assoluto il primo è Kendrick Lamar. Sono molto legato a Busta Rhymes, Method Man, Sean Price, etc. Della nuova scuola me ne piacciono un sacco, tipo Drake e Meek Mill, nonostante il dissing. Il mio preferito dei nuovi è Joyner Lucas.
Della scena italiana invece?
Come ti ho detto Nayt è il mio preferito tra i giovani. Poi ci sono Giaime ed Ernia che mi piacciono molto.
Passiamo a una domanda che non c'entra molto col resto. Da sempre esiste l'abbinamento rapper-droga. Alcuni ne parlano per tirarsela, altri per mettere in guardia e così via… Tu come ti relazioni con questo rapporto?
Io penso che siano due mondi purtroppo molto vicini, ma che non trovo giusta l'associazione, soprattutto con le nuove droghe che sono cose che non ho mai provato e che non proverei mai perché mi fanno abbastanza schifo. Non posso dire lo stesso della droga "classica" perché ho avuto dei problemi. Posso però dire che chi davvero ha avuto problemi seri non ne parla con quella leggerezza. Chi sa di cosa sta parlando dà un taglio molto personale alla cosa. Ti dico, io cerco sempre di contestualizzare quello che scrivo.
Poi, nella mentalità comune, c'è molto l'idea dell'artista Bohémien che si sfonda di sostanze e poi partorisce capolavori mentre è in preda al delirio. È rimasta l'idea di figure come Kurt Cobain, Jim Morrison e co. Quanto esiste davvero questo tipo di artista secondo te?
Credo sia esistito realmente e credo che adesso ci siano degli artisti Bohémien 2.0. Però credo sia una cosa soggettiva e molto relativa. Io non riuscirei a concepire dei capolavori da strafatto. Ci può stare fumare o bere, a seconda dei gusti, mentre si scrive che è un po' come prendere il caffè. Ma sono tutte cose legate alla soggettività.
È una questione di approccio, alla fine. E di come lo fai passare. Come in tutte le cose il punto è l'uso che ne fai. Se giochi col rap riceverai quello che meriti dal Karma. Così come giocare con una donna o con le persone che hai accanto. Tutto torna.
Cosa ti aspetti da questo disco? Proprio dal grande pubblico, dalla critica, dagli ascoltatori più raffinati.
Su questa cosa sono molto umile e non mi aspetto mai nulla se non di riuscire a chiudere il cerchio delle sensazioni che mi hanno spinto a fare un determinato pezzo. Poi se il pubblico apprezza ovviamente sono contento, però non mi creo aspettative perché faccio musica principalmente per me e per un'esigenza. È una valvola di sfogo e non riuscirei a vivere senza. Non mi aspetto mai grandi cose o grandi numeri. La cosa importante, in questo caso, è che sono riuscito a realizzare il disco che avevo in mente e che desideravo. Tutto quello che arriva dopo è in più, sia in positivo che negativo. Spero che il disco arrivi per la sua spontaneità, che l'ascoltatore percepisca quello che sentivo io mentre scrivevo i pezzi. Per ora ho avuto ottimi feedback. Poi, come al solito, i pezzi a cui avrei dato meno punti sono quelli che arrivano più in alto.
Tipo?
Eh questo non te lo dico perché è una questione personale. Però questo si collega a quello che ti ho detto prima sullo scrivere per esorcizzare. Chiuso il pezzo e riascoltato mille volte passano giorni e quando esce il disco la parentesi è stata esorcizzata e il pezzo perde valore. Ma questa cosa è mia e non voglio che influenzi il parere altrui.
Quindi per te l'apice della produzione artistica si raggiunge mentre stai facendo la canzone?
No, l'apice credo che sia il master del pezzo. Ragiono un po' alla Sean Price che scriveva tanto e ragionava un pezzo alla volta senza mai voltarsi a guardare quello precedente. Cerco di lavorare sui pezzi in questo modo e di chiuderli in meno tempo possibile per non perdere il mood con cui ho iniziato la traccia.
Soprattutto quando parlo di cose personali è fondamentale, per me, mantenere la genuinità del momento con tutte le sensazioni e le emozioni che ci sono intorno.
Perfetto! Ti ringrazio per tutte le cose che hai detto e ti faccio i complimenti per il disco, da ascoltatore. Soprattutto mi sono piaciute "13/11" e "Soulitario".
Allora ho fatto bene a non dirti qual era il pezzo che… Beh comunque ti ringrazio!
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